mercoledì 5 luglio 2017

Piccole particelle portatrici di luce

di Felicia Santilli
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A L'Aquila non siamo come nessuno, tanto vale guardarci da punti di vista diversi per decomplicare questo particolare intreccio urbano.
Ci si riversa sopra la generazione figlia del 2009 con dinamiche nuove e inaspettate, nelle piazzette del centro storico e in quelle delle new town. Eh sì, quei pezzi di città posticci e appiccicati, nati come temporanei e provvisori e che hanno fatto in tempo a deteriorarsi fisicamente in alcuni casi, socialmente quasi tutti e simbolicamente per intero nel passaggio da brillante soluzione per abitare a pasticciaccio urbanistico non autosufficiente, senza autonomia e servizi. Ma possibile non sapere che il quartiere è un organismo sociale in simbiosi con altri organismi analoghi in morbido divenire con le vite che ci stanno dentro tra urbanistica, architettura e convivenza sociale?!



Visto che il fascino del realismo ci ha rubato la forza di cui abbiamo bisogno per riconnettere i vincoli di quanto è stato strappato e divelto, ripartiamo proprio da questo per coltivare la sincera ambizione di diventare quello che ci pare, una città fighissima e all'avanguardia, dove si lavora e si studia, culla di produzione culturale contemporanea e dove la politica e le sue istituzioni sono ricollocate nella giusta e corretta dimensione di meri strumenti a totale disposizione della cittadinanza che avrà, a un certo punto, finalmente, acquisito l'agilità nel muoversi tra i vicoli della partecipazione, dell'associazionismo, della burocrazia, della libera iniziativa...

...una città che ha più a che fare con l'acqua e le sorgenti che con il nobile rapace delle insegne imperiali di Federico II di Svevia, con le dispettose vecchie strade romane che riaffiorano da qualche cantiere compromettendo l'avanzamento della ricostruzione che con le varianti sud dell'ANAS.

 

 


L'Aquila non è quella che sembra. Proviamo a far parlare la parte più inconsueta. Chi meglio di noi sa che l'imprevedibile può irrompere improvvisamente sulla scena. Devastandola. Il terreno che calpestiamo e che ci sorregge non possiamo considerarlo un fondamento certo e sicuro, preferiamo la verità alla certezza allora. Raccontandola, domandando in giro.

 


Foto di Fela